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Elide Bergamaschi (“Il cittadino di Lodi”, Martedì 27.09.2016)

A Casalmaggiore, all’International Music Festival che lo ha visto arrivare poco più che bambino, è un semidio il cui nome affonda nella risonanza di ascolti indelebili stratificati, anno dopo anno, nella memoria di chi lo ha visto crescere e prendere il volo. Oggi tuttavia il nome di Pavel Kolesnikov è ben più di una gloria circoscritta: piuttosto, una delle personalità più intriganti e acute del panorama internazionale, capace di crearsi una breccia di unicità nel saturo mercato di eroi bionici. Dopo il doppio CD uscito nel 2013 a seguito della clamorosa vittoria all’Honens di Calgary, ecco fresco di stampa un nuovo ascolto firmato Hyperion.
A due anni dall’affascinante incisione delle Stagioni di Tchaikovsky, il pianista siberiano continua a dichiarare la sua naturale predilezione per il frammento: altre miniature sorgono ora dal suo finissimo lavoro di cesello, questa volta pescate dallo Chopin più sfuggente. Avvolte da una veste editoriale che ben ne sposa l’intento, dal cappello magico di questo artista non omologato escono ora, fragranti e mercuriali come non mai, 24 Mazurke inanellate come perle a tracciare un sentiero destinato a lasciare un solco decisivo nell’approccio a queste pagine. Una narrazione che scava impietosa, con la libertà di chi non esegue ma ricrea, quella che Kolesnikov orchestra con una padronanza di fraseggi e di piani sonori a dir poco strabiliante. Un gioco, il suo, che ha nell’eleganza innata, nell’aristocrazia di un passo sempre araldico e al tempo introspettivo, teso a stanare l’essenza ovunque essa abiti, la cifra più autentica. Mazurke come mondi, microcosmi traboccanti di bellezza e dolore, di rêverie e feroce umorismo, combinati in una logica stringente ma così arcana che talvolta finisce per spiazzare. Come la vita.
Le dimensioni del lontano, filtrato spirito popolare, con il suo affondo mordace, e della ricerca di atmosfere rarefatte, qui sembrano danzare con grazia irresistibile e a tratti disperata. Nel prisma di queste pagine, nulla è come sembra. Enigmatiche, ingannatrici, le Mazurke tradiscono una vena che non potrebbe suonare più autobiografica nel dire l’instabile, perennemente precario gioco delle parti tra l’inventare il mondo e il subirne la sorte. Pavel Kolesnikov, con il suo pianismo insieme debitore dei grandi classici e spregiudicatamente moderno nel disegnare nuove vie, assicura ad ogni Mazurka un profilo, una sua propria irripetibile temperatura emotiva, e ne combina la sequenza con gusto apparentemente arbitrario, ossequioso non tanto alla sequenza cronologica quanto piuttosto a restituirne il damasco di screziature segrete.
E come sempre, l’onda lunga di questo ascolto, come nello stile di Kolesnikov, finisce per catturare nella sua rete di interrogativi, anche ad ore, a giorni di distanza. Più che un’incisione, l’imperiosa restituzione di un esercizio di libertà creativa forgiata nell’infallibile fucina di una lettura millimetrica. Tutto suona vero: il velluto delle linee, il tragico sentore della fine, l’aspra nostalgia, l’impulso a seguire, assecondandola, la danza dei pensieri prima ancora di quella, ben più pericolosa, dei piedi. Profumiere geloso del suo segreto, Kolesnikov è custode fedele di questi fiori registrati in un’unica sessione, con il batticuore di un approccio a cui lo studio non ha minacciato la vaporosa freschezza. A distribuire il CD in Italia è soundandmusic.com.

Elide bergamaschi (“Il Cittadino di Lodi” del 27.07.2016)

Riconvertire lo spirito alla normalità di giorni senza musica è sempre cosa dolorosa, dopo tre settimane incalzanti in cui, nell’imbarazzo tra un appuntamento e l’altro, si finiva per ascoltarseli tutti, dal primo pomeriggio alla notte inoltrata, prima di concludere la folle giornata tutti insieme, allievi, docenti, pubblico, nella Piazza del Comune.
Lo scorso 24 luglio, seconda serata di gala finale del Casalmaggiore International Festival, la cornice di Palazzo Melzi era una sorta di arca di Noè con le più disparate rappresentanze di un mondo multiforme, colorato, vibrante di bellezza: di fronte ad una platea di oltre 300 persone, ragazzi provenienti da oltre 30 Paesi davano un ultimo assaggio di sé e del proprio talento, prima di fare le valigie e tornarsene chi in Canada, chi a Taiwan, chi in Uzbekistan, chi in Germania. Pianoforte, archi, canto: tre settimane di masterclass intrecciate a concerti imbastiti dagli allievi a tempo di record, spesso con la sola musica come esperanto a tanta diversità.
“Noi d’estate ci divertiamo così”, ha chiosato con la consueta arguzia Massimo Araldi, di questo miracolo di provincia primo irriducibile procacciatore di energie, all’Auditorium Arvedi di Cremona, dove i 21 luglio il Festival aveva fatto tappa rivelando, tra gli altri, il prodigioso talento di Ryan Wang, interprete a soli otto anni della impalpabile filigrana del Concerto KV 488 di Mozart. Il loggiato del Labirinto della Masone, sogno di Franco Maria Ricci nella piana di Fontanellato, era stato qualche sera prima la cornice di un superbo Trio per archi op. 9 n°3 di Beethoven, smerigliato dal cristallo del violino di Lucia Hall, della viola indagatrice di Anne Lanzilotti e del violoncello brunito di Emil Rovner, a sua volta già protagonista di un intenso dialogo a due con la splendida Alla Ivanzhina al pianoforte. E ancora, il 22 luglio, antivigilia dei saluti, la gonzaghesca opulenza della chiesa di Castello, a S. Martino dall’Argine, aveva ritrovato la turgida avvenenza degli antichi fasti, con i migliori archi del Festival a disputarsi l’applauso più lungo nelle vivaldiane Quattro Stagioni: la Primavera, affidata allo smalto e alla classe di un travolgente William Wei, l’Estate, estenuata sotto le dita di Melody Ye Yuan, l’Autunno, incendio di colori vivi dipinto da Agnes Langer, e l’Inverno, pungente ed intimo nella lettura di Anetta Mukurdumova. A comporre la rosa di violini da standing ovation mancavano l’ormai straripante estro di Andreas Mellinger e l’istinto avventuroso di Giorgios Banos; li avremmo ritrovati la sera dopo, irresistibili in un duo che era insieme gioco ed arte sopraffina. E tra le stelle di questa annata, porteremo a lungo con noi il magma rarefatto di Tamila Salimdjanova e del suo sortilegio, l’elegante introspezione di Malwina Marciniak dall’incarnato raffaellita. E rimanendo al pianoforte, nella riserva indiana del CIME di Megumi Masaki, sacerdotessa di una contemporaneità aperta e ribollente, svettava insieme a Daniel Espie il talento multiforme di Everett Hopfner, non più solo allievo di punta ma ora artista rifinito, capace di attraversare con disinvoltura repertori e linguaggi fino alle estreme propaggini del nostro tempo. “La migliore edizione di sempre”, ha detto il Presidente dell’Associazione Amici del Festival, che da anni con passione e la giusta dose di spericolatezza traghetta la complessa macchina da riva a riva. Ora, rimessi gli strumenti nelle custodie, riposti gli spartiti, cala il silenzio della quotidianità su Casalmaggiore; e cercandolo, si potrà di nuovo sentire il respiro del grande fiume, lì a due passi. Sipario, sigla. Con gli occhi già puntati al prossimo anno.

Elide Bergamaschi e Claudio Sibra  (25.07.2016)

E da oggi come faremo, senza il Festival? Grazie a tutti quelli che, a partire da Cina, Massimo, Gigi, Angelo e Vittorio, hanno reso ancora una volta possibile questo miracolo. Ieri sera Palazzo Melzi era un mondo ideale: multiforme, colorato, vibrante della meglio gioventù. Teniamocelo stretto e lavoriamo già da domani al prossimo anno. Ne abbiamo già tutti una tremenda nostalgia. Immensamente grazie a chi dà tutto se stesso per regalarci (in tutti i sensi…) tre settimane che non puoi capire se non vivendole. Intensissime eppure brevi… la felicità ha sempre un passo che non si accorda con il tempo della vita… Teniamoci stretti nel cuore Tamila, Malwina, Giorgios, Andreas, Agnes, Anetta, Everett, e tutti gli altri semidei scesi sul cielo di Casalmaggiore.

Giovanna Camorali  (18.07.2016)

Ancora una volta il Casalmaggiore International Festival è riuscito a stupirci. Mai nessun luogo è stato, secondo me, piu’ consono di questo, il Labirinto della Masone, creato da quel genio del”bello” che è Franco Maria Ricci. Sacro e profano si sono mescolati dando vita ad una atmosfera di pace appassionata. Il labirinto, luogo dell’anima, in cui ci si perde per reincontrarsi, luogo in cui si cerca l’uscita per poi rituffarsi nell’ignoto…proprio come la vita, proprio come la musica, in cui l’anima si perde e si ritrova, proprio come questo festival in cui ogni anno ci si rincontra serbando in cuore il ricordo di quello passato.
Alle linee purissime di questa architettura, nella sua bellezza semplice , ma proprio per questo elegante e raffinata, si sono unite le note dei giovani e bravissimi musicisti accompagnati dai loro insegnanti, avvolgendoci in una atmosfera quasi surreale e di altissimo spessore musicale e artistico
Il prossimo appuntamento è per stasera 18 luglio ore 21 al convento S. Chiara . I concerti sono sempre di altissimo livello musicale e gratuiti

Elide Bergamaschi  (13.07.2016)
Il Festival Musicale
Il sipario di Casalmaggiore si alza sui talenti di domani

Gli dei, i semidei, i mortali. Sperando di poter sempre contare sul loro affetto ricambiato da folgoranti comparse da appendere in bacheca, dimentichiamoci almeno un attimo dei primi – l’astro ormai irraggiungibile di Pavel Kolesnikov e quello ancora pulsante di Georgy Tchaidze -, e facciamo attenzione ai secondi, tra cui spiccano le ninfe del violino Agnes Langer ed Irina Borissova, nonché i quattro garbati moschettieri del quartetto Abel, protagonisti qualche giorno fa di un serrato dialogo sulle pagine dell’improba op. 132 beethoveniana. Cedendo alla tentazione di accarezzare troppo a lungo il sogno di inseguirne i destini di giovani ascesi ad una carriera ormai internazionale, l’International Festival di Casalmaggiore, cuspide tra le province di Cremona, Mantova e Parma a qualche metro dal Po, rischierebbe di annegare nella stessa ambrosia che ha contribuito a distillare; è infatti soprattutto nella vitale fucina della terza immaginaria categoria che occorre scommettere, investire, riporre speranze senza smettere di lasciare nel nostro cuore di ascoltatori un po’ di spazio per i beniamini di domani. Nella sua edizione numero venti, questo miracolo musicale un po’ festa della musica un po’ masterclass con luminari della didattica che vive di vagonate di volontariato e di un’artigianalità temperata da inguaribile passione, ha già evidenziato, nella sua prima settimana di appuntamenti che proseguiranno fino al prossimo 24 luglio, studenti da tenere d’occhio. Il primo non può che essere quello di Ryan Wang, passaporto canadese e origini cinesi, alla sua seconda volta al Festival, che lo scorso sabato pomeriggio ha tenuto l’uditorio incollato alle poltrone mentre lui, con naturalezza disarmante, inanellava al pianoforte pagine che da Bach giungevano fino a Debussy, mostrando concretamente come davvero “to play” tenga a braccetto tensione performativa e gioco esaltante. Il secondo è un nome che del Festival è il testamento dell’anima; anno dopo anno, il boliviano Andreas Siles Mellinger, ha saputo raccontare con il suo violino come il talento ed una scuola di prim’ordine (nel suo caso quella della grande Lucia Hall, a Vienna) sappiano forgiare un ragazzino amabilissimo e paffuto in affascinante paladino della musica. Oggi Andreas è uno splendido 17enne, la sua arcata è imperiosa e di questo tronco musicale rappresenta gli anelli. E’ al suo ultimo anno di studi prima di prendere il volo per chissà quale Università, chissà dove, ma ha assicurato che la sua agenda, a luglio, avrà ancora per molto tempo tre settimane impegnate. Il terzo è giunto ieri sera da New York, dove da Taiwan si è trasferito per studiare alla Julliard School: la sua classe di elfo dagli occhi a mandorla ne aveva rivelato, lo scorso anno, una personalità da sciamano. William Wei sarà in calendario nelle prossime giornate di Festival, a condire di bellezza il fittissimo menu in programma. Non perdetevelo. E se questi tre esempi costituiscono vecchie conoscenze delle precedenti edizioni, totalmente inedita è stata l’apparizione sul palco del ventenne Nuron Mukumi, uzbeko di origine e con studi a Francoforte e a Basilea: il suo pianismo è vitale e spumeggiante, esplorativo e ardito a costo di sfidare autentici precipizi e di uscirne con qualche ammaccatura. La differenza tra il promettente puledro di oggi e il cavallo di razza la faranno il tempo, la vita, ma soprattutto un grande insegnante. Noi facciamo il tifo per lui, sperando di poterlo accompagnare edizione dopo edizione verso il volo da spiccare. Per il calendario dei prossimi appuntamenti www.casalmaggiorefestival.com

Elide Bergamaschi  (10.07.2016)

l granito nelle mani; e in testa, ali capaci di comprendere in un unico respiro, in un volo immensamente breve, l’intera arcata della beethoveniana op. 110, con la Fuga scolpita nota su nota e progressivamente spinta nel vortice della vampata finale. Lo scorso mercoledì 6 luglio, al Casalmaggiore International Festival, è stata la serata di consacrazione di Georgy Tchaidze, il pianista pietroburghese che da ormai 4 anni, rubando ore ad un’agenda fitta di impegni internazionali, non manca di onorare il numeroso pubblico con la sua irrinunciabile presenza. Incoronato nel 2009 all’Honens di Calgary e, lo scorso anno, al prestigioso “Top of the World” di Tromso, in Norvegia, Tchaidze, che il prossimo 3 dicembre sarà ospite degli Amici della Musica di Lodi, ha saputo calare sull’Aula Magna di S. Chiara il velo di un autentico sortilegio. Su tutto, lo Schumann visionario delle commoventi Waldzenen op. 82, cesellate con pari ingenuità ed arguzia, custodi insospettate di smarrimenti senza nome. In questi quadretti dove a parlare è la voce più squisitamente confidenziale del poeta, tutto era incanto, epos raggrumato in folgoranti bozzetti, improvviso trasalire. Il mistero a tratti lancinante, quello che non ti aspetti, coglieva l’ascoltatore solo nel fitto di questo bosco immaginifico, là dove il cacciatore è segretamente appostato, là dove il “Verrufene Stelle”, il luogo maledetto, evoca ombre arcane. In questo così vivido scenario, l’Uccello profeta era apparizione presaga di un’inafferrabile tristezza, e il velluto di un suono parlante emanava autentiche folate di profumo dagli “Einsame Blumen”, i fiori solitari. Pareva uscire dallo stesso bosco schumanniano il Brahms impetuoso delle due Rapsodie op. 79, armato di una visceralità ossessiva e lontana che ne amplificava ogni volume, in una dilatazione sinfonica in cui affioravano intime voci sommerse, innere Stimmen. E su tutto, prima di deflagrare verso il diamante sfaccettato di un Rachmaninov abbagliante nel prisma di 4 Etudes Tableaux op. 33, la cattedrale della penultima delle Sonate di Beethoven: un’op. 110 plasmata sulla vocalità di un lirismo che prendeva progressivamente il largo, inesorabile, incontrando sul suo corso le anse di un humor corrosivo, di una purezza adamantina. Un crescendo continuo di tensione drammaturgica fino al delta sommo in cui la Fuga si scioglie in schegge di pura luce, in una progressione emotiva e sonora raramente incontrate. Un miracolo di talento elevato ad arte sopraffina, di passione plasmata con il tempo e con l’esercizio, di gioia. Inaugurata il 4 luglio di fronte ad un’autentica folla che stipava il salotto en plein air del cortile del Palazzo della Congregazione, l’edizione n° XX del Festival era partita col botto, all’insegna di una vivacità di intenti che già dalle prime battute aveva rivelato, tra i quasi 100 partecipanti giunti da ogni parte del mondo, nuove stelle e futuri beniamini. Le sigle di coda scorreranno la notte del 24 luglio, dallo scenario incantato di Palazzo Melzi, con lo skyline del Duomo in fronte e la brezza del grande Fiume, lì, a due passi. Nel frattempo, un’invasione di musica lunga tre settimane, da cogliere al volo. Per informazioni www.casalmaggiorefestival.com.

 Celeste Aroldi (07.07.2016)

un po’ in ritardo……Ieri sera GRANDIOSO CONCERTO di pianoforte in Santa Chiara. Penso sia raro,se non molto improbabile, assistere a una esibizione di tale bravura, classe e GENEROSITA’. Il pubblico è stato conquistato da Georgy Tchaidze, che già conosceva, ma mai aveva dimostrato tale maturità, forza, GENIO.
Sono blasfema, questo si sa, ma penso che DIO PADRE,o chi per LUI, fosse tra di noi, e si compiacesse di quella sua creatura, nella quale “volle del creator suo spirto piu’ vasta orma stampar…….”
Io ho passato momenti veramenti felici, e questo non è poco. Spero sia stato così anche per altri.

Elide1

 



CONCERTO PIANISTICO [articolo tratto da: Mondo Padano del 15.11.2015]
Kolesnikov, Tchaidze e Tsoy talenti a Casalmaggiore
“Un pianoforte per tre” è il curioso quanto affascinante concerto offerto dal Teatro Comunale di Casalmaggiore: una triade di giovanissimi virtuosi della tastiera si alternano questa domenica (ore 21) sulle ottantotto note dello strumento inventato da Bartolomeo Cristofori. Il concerto organizzato dal teatro casalasco, in collaborazione con il Casalmaggiore International Festival, è una occasione preziosa per ascoltare tre interpreti di altissimo rango: Pavel Kolesnikov – esegue le sette Bagatelle op. 33 di Beethoven – ha ricevuto recensioni entusiastiche: le performance del pianista siberiano sono state definite dal BBC Magazine “di formidabile chiarezza, musicalità infallibile e notevole bellezza”. Nel gennaio 2014, il suo debutto alla Wigmore Hall di Londra è stato segnalato da “The Telegraph” come “una delle occasioni più memorabili, ottenendo una recensione a cinque stelle. Giudizi che hanno un peso particolare, specialmente se si tiene in considerazione la grande attenzione che l’Inghilterra riserva per i giovani musicisti: in terra d’albione, infatti, i BBC Proms (Promenade Concerts) sono da sempre una importante vetrina musicale per i talenti emergenti.
Anche il georgiano Georgy Tchaidze – suona i quattro improvvsi dall’op. 42 di Schubert – ha un curriculum impressionante, grazie al quale ha calcato alcune fra le sale più importanti del mondo: la Konzerthaus di Berlino, il Glenn Gould Studio di Toronto e la Carnegie Hall di New York.
La grande tradizione slava del pianoforte prosegue con il kazaco Samson Tsoy, interprete della Sesta Sonata di Prokofiev.
Oltre ai nomi di sicura qualità è anche da segnalare la scelta dei repertori: composito ed estremamente ricco di caratteri il programma offerto dai tre artisti: le brevi Bagatelle di Beethoven iniziano la scaletta con un carattere cantabile, discorsivo e piuttosto immediato (la prima, la terza e la quarta); alcune concessioni a una scrittura più fiorita, invece, fanno capolino nell’aforistica quinta. Più densi di chiaroscuri sono invece gli Improvvisi schubertiani fra le quali spicca, per amabile brillantezza, il tema con Variazioni del terzo, in Si bemolle maggiore.
Adrenalina pura per la Sesta di Prokofiev: dai toni marziali e massicci del primo movimento si passa alla levità spigolosa dell’Allegretto. Il tempo di Valzer lentissimo ci fa riprendere fiato per concludere la Sonata con la sezione più coinvolgente della pagina: il Vivace finale, un vero e proprio caleidoscopio di colori sostenuto da un ritmo che pare caricato a molla, (s.f)

Elide Bergamaschi 18.11.2015 [articolo tratto da “Il Cittadino di Lodi“]
In quello straordinario arazzo di volti, istanti, destini che è la mostra fotografica organizzata presso la Biblioteca Comunale di Casalmaggiore a raccontare l’opera di Gigi Ghezzi – da vent’anni anima discreta ed irrinunciabile dell’International Music Festival – i loro profili ricorrono come un filo rosso, sorridenti a tavola o immersi nella musica, ad aprire nella memoria dell’osservatore cassetti di serate traboccanti di ascolti ed emozioni. Ma lo scorso 15 novembre, in Teatro Comunale, la città li ha ritrovati in carne ed ossa, i suoi tre fuoriclasse, radunati quasi miracolosamente in un’unica serata di festa e di grande musica. Al centro del palco, il Fazioli gran coda, splendido nonostante qualche acciacco dovuto al tempo e ad una cattiva accordatura, li aspettava uno ad uno, a regalare ad una platea di amici quello che il mondo ha imparato ad apprezzare di loro. Pavel Kolesnikov, GeorgyTchaidze e SamsonTsoy–un’agenda fitta di impegni e un palmares internazionale – hanno inanellato un avvincente arabesco di note, plasmato attorno ad un repertorio iperclassico che sotto le loro dita pareva svelare passaggi sconosciuti, angolazioni inconsuete, interrogativi brucianti.
Così era per l’estrema rarefazione, verso il silenzio delle cose ultime,con cui Tsoy disegnava i contorni della Sonata op. 111 di Beethoven, delle 32 creature l’ultima, con l’Arietta dal canto progressivamente polverizzato in schegge di pura luce, a rasserenare l’anima dopo la pece del Primo tumultuoso movimento. E così era, a ritroso, per lo Schubert delle scarne verità racchiuse, come scatole cinesi in cui perdersi e ritrovarsi, nei quattro Improvvisi op. 142 che GeorgyTchaidze snocciolava con quel suo piglio inconfondibile, eroico e viscerale, narrativo nello scolpire la linea del canto e mai compiaciuto nel cedere ad un errare pervaso di nebbie e di indugi. Uno Schubert sinfonico e liederistico insieme, di cui il vincitore dell’Honens nel 2009 pareva sottolineare la cifra della mercurialità con picaresca, a tratti selvatica irrequietezza.
Commovente, poi, nell’introspezione quasi dolorosa di uno scavo che ogni volta sorprende e disarma, il miracolo di questa casalasca estate di S. Martino dilagava con la presenza elfica di Pavel Kolesnikov: una comparsa intrisa nei colori di un autunno del cuore, con lo sguardo alla Parigi capitale di un’umanità sanguinante, a partire dal retrogusto intimamente mesto di cui era imbevuto il soliloquio malcerto dello schubertiano Allegretto in do minore. E, voltata pagina, eccolo, pungente, il guizzo del genio capace di accendere con alchimistica purezza, con una tavolozza di colori quasi ipnotica per ampiezza e trascolorazione, le miniature ingenue, sghembe, indagatrici, delle Bagatelle op. 33 di Beethoven: piccoli mondi da delineare in punta di dita, grotteschi nell’humor persino ruvido che covano, sornioni, sotto l’alabastro della loro superficie. In queste miniature abitava, forse più che in ogni altra pagina di una sera da incorniciare, l’inno ad una bellezza che rimane in piedi, sentinella di civiltà, a dispetto di ogni barbarica intenzione.

Cina Aroldi 17.11.2015
Con molto ritardo, per motivi vari, ricordo il concerto del 15 Novembre.
Tre musicisti meravigliosi (per me: “i miei ragazzi”) si sono esibiti per noi, regalandoci momenti di entusiasmante estasi e intensa commozione. Artisti molto diversi per temperamento, ma ugualmente pieni di passione e visibilmente contenti di condividere la loro arte con CASALMAGGIORE.
Ebbene, è evidente: loro amano la nostra bella cittadina.
E noi li ricambiamo.
Claudio Sibra 17.11.2015

In attesa di luglio 2016. una serata che rimarrà nella storia della città. e nel nostro cuore, indelebile. grazie anche agli instancabili promotori di bellezza che testardamente, a dispetto di qualsiasi vento contrario, continuano a remare senza paura del mare aperto. un abbraccio forte! immensamente grazie a chi l’arte la regala e a chi la organizza…

Elide Bergamaschi 11.11.2015 [pubblicato su “IL CITTADINO DI LODI” il 12.11.2015]
Sappia, l’appassionato che per la prima volta si accostasse a Casalmaggiore e alle sue proposte musicali la prossima domenica 15 novembre, al Teatro Comunale, che da queste parti, una serata di questo respiro non è la straordinaria eccezione ma l’ancor più eclatante regola.
E che, per dirla con le affilate parole di Massimo Araldi, anima dell’International Festival, “qui l’estate si è soliti passarla così: insieme a dei fuoriclasse”. A luglio infatti, l’emozione di occasioni di musica come questa si rincorre sul filo di tre settimane così intense da stordire, nelle quali da ormai vent’anni oltre un centinaio di ragazzi approda dagli scampoli più remoti del pianeta per studiare pianoforte e strumenti ad arco con docenti di calibro internazionale, ma soprattutto per fare musica nei più disparati contesti e formazioni.
Pavel Kolesnikov, Georgy Tchaidze e Samson Tsoy, di questo miracolo di provincia, continuano a rimanere le punte di diamante che una fortuna sfacciata ha voluto far convergere quasi in contemporanea, diversi anni fa, quando per Kolesnikov il trionfo all’Honens di Calgary era ancora un miraggio lontano e per Tsoy il pianismo cristallino del rifinito artista di oggi, vincitore del Premio “Società Umanitaria” di Milano, era una parete di roccia tutta da espugnare.
Quanto a Tchaidze, il suo arrivo nel 2012 è avvenuto da atteso ospite, tre anni dopo la consacrazione che lo stesso Honens gli aveva tributato tre anni prima. A portarlo dai palcoscenici internazionali alla cittadina in riva al Po era stato il duplice desiderio di frequentare la masterclass di Michail Voskresensky e, allo stesso tempo, di immergersi in questa squisita famigliarità la cui risonanza aveva evidentemente
varcato più di un confine. La sua Sonata op. 110 di Beethoven, inanellata a Bartok raramente più graffiante ed analitico, era stata un biglietto da visita che il Festival non ha più dimenticato.
Nella vita, questi ragazzi dalla valigia sempre in mano e dal repertorio chilometrico sono giovani come tanti altri, amici di vecchia data, complici di serate trascorse a scherzare e a raccontarsela. Ma quando siedono al pianoforte, pur diversissimi, l’ordinario lascia spazio al silenzio che si dilata in sala.
Il recital di Kolesnikov dello scorso anno, replica di quello tenuto (in debutto assoluto in Italia) all’Archiginnasio di Bologna, aveva il rovello delle domande dalla lunga eco, la visionarietà del rabdomante.
E negli anni abbiamo ascoltato crescere, fino a prendere il volo di una cifra artistica alata, il pianismo generoso ed elegante di Samson Tsoy, quest’estate alle prese con l’epos della Sonata op. 11 di Schumann, imbrigliata con ardore e slancio dopo sole due settimane di studio. Quello di domenica sera sarà per loro non un concerto di routine ma il ritorno a casa, in un luogo dove la loro esistenza errante ha messo radici affettive.
Per un pubblico di amici, Pavel Kolesnikov si addentrerà nelle miniature delle beethoveniane Bagatelle op. 33, Georgy Tchaidze indagherà i chiaroscuri degli Improvvisi op. 142 di Schubert e Samson Tsoy si addentrerà nella tremenda sesta Sonata op. 82, stridente alchimia di barbarie e poesia.
Il concerto avrà inizio alle ore 21.

Claudio Sibra 11.11. 2015
Sono quelle date che uno aspetta per un anno, e che da sole risarciscono di tante fatiche… che magnifici talenti abbiamo per le mani! così intensi da farti immancabilmente tornare a casa con una punta di tristezza nel mare di gioia che regalano.

Wonji Yuk 15.10,2015
I have good memory in Casalmaggiore. For those music lovers, such as myself. I would recommend this place as a must-see destination.

ANDREI PISAREV – L’Arte zittisce l’artificio 13.10. 2015 [dalla rivista: “Mantova chiama Gardadell’amica Elide Bergamaschi]
Un quarto di secolo dopo, quando in un’edizione memorabile del Concorso Busoni si era aggiudicato un nobilissimo quarto Premio, è tornata in Italia la classe di Andrei Pisarev, principe di minuzie e di incanti senza artifici; prima nella sala da concerto en plein air del Circolo Turati di Casalmaggiore, poi nello scrigno dell’Auditorium Arvedi di Cremona, Pisarev ha dispiegato il suo pianismo cartesiano, in equilibrio tra anelito sinfonico ed analitica minuzia.
Nel dialogo immediatamente creato con la coraggiosa compagine dei Mainzer guidati da Agnes Langer, ne usciva un Concerto op. 11 di Chopin dalle tinte più lunari che magmatiche, lasciato decantare nell’intimismo di una visione interiorizzata, così lontana dalle temperature iperromantiche da ammiccare vagamente ad umori mozartiani.
E, cadeau fuori programma, il battito d’ali impercettibile, sottilmente inquieto, del celebre Valzer in do diesis minore op.64 n°2. Millimetrico e visionario, perfetto acrobata, sulla verticale sospesa tra slancio e indugio.

Melissa Ballard 20.09.2015
Thank you to my teacher, Professor Masaki, and my family for encouraging me to attend Casalmaggiore International Festival
this year. It was an amazing musical experience with many wonderful people.

Sean Riley:13.09.2015
I would never forget Casalmaggiore! I greatly miss everybody and hope everything has been incredible this year!

Royce Rich 15.08.2015
I just wanted to acknowledge that this summer has been absolutely amazing . From performing and meeting AMAZING people in Italy to chilling and partying with myfriends has been a huge blessing – thanks for being apart of it!! – with Sloan Rich Cole Greckenburg Katy Alcock Brittney McKenzie-Cook Nelson Allan Cayden McookChristina Karakos Andreas Siles Mellinger Sonya Shin Sarah-dabin Baek Sarah YangScott Yang Alison Kim Noelle Mattea Anthony Soon Jonny Rompf and anyone else I missed!!

Everett Hopfner 11.08.2015 from “All Ears”
Casalmaggiore International Festival
Thanks for another wonderful summer in Casalmaggiore!
Greetings from the homeland! I’ve made a safe and happy return to Canada and am looking forward to some fun projects in the coming months. In the meantime, I’d like to share a little update about my time in Casalmaggiore, Italy this summer.
Casalmaggiore International Music Festival (CIF) is always a bustling hive of activity, and this year was no exception. It was wonderful to be reunited with many dear friends and colleagues, and of course, to meet many new ones. There were at least two concerts every day, held in Casalmaggiore and the surrounding communities. CIF has taken on more and more contemporary music projects in recent years. Inspired by previous “Contemporary International Musical Exchange: CIME” concerts we have performed, Casalmaggiore’s wonderful Museo Diotti planned an exhibition of Italian Fluxus artist Giuseppe Chiari to coincide with this year’s edition.
Called “Giuseppe Chiari: Quit Classic Music”, the exhibit was curated by Anna Vergine and Gabriele Fallini in collaboration with Casalmaggiore-based musicologist Vittorio Rizzi. I worked carefully with CIME director Megumi Masaki and Vittorio to develop a program of Fluxus pieces and “events” to coincide with the closing of the exhibition. After many hours of rehearsals, our concert took place on July 24, outside in the museum courtyard
Curators Vergine and Fallini were special guests at our concert. Mario Chiari, son of the late Giuseppe Chiari travelled from Florence to attend. It was a beautiful and emotional evening, a true celebration of Chiari’s work. The audience in attendance was also surprised by many of the events – for example, the concert programs were distributed by being thrown as paper airplanes and crumpled paper balls in Mieko Shiomi’s “Fluxversion 1”. In my seven years of attendance at CIF, this may well be the concert I am proudest of! I thank festival director Anne Shih for giving CIME such a great platform this year, and Megumi, Vittorio, and the many contributing musicians for all of their hard work.
The complete concert, including numerous audience interventions and three pieces by Giuseppe Chiari, was recorded by the festival. I will post links to the videos once they are processed and uploaded to thefestival’s YouTube channel.
Casalmaggiore International Music Festival has become a very special place for me, in fact I’ve come to refer to it affectionately as my “summer home.” Thank you to the terrific administrative team and to the wonderful people of Casalmaggiore for welcoming us into their beautiful community and sharing in so many special memories for yet another year. Thanks also to the Manitoba Arts Council for its support of my attendance this year.
Up next: concerts in Brandon, Lethbridge and Neepawa. Stay tuned!
Traduzione:
Everett Hopfner 11.08.2015 tratto da “All Ears”
Casalmaggiore International Festival
Saluti da casa! Ho fatto un ritorno sicuro e felice in Canada e non vedo l’ora di realizzare
alcuni divertenti progetti nei prossimi mesi. Nel frattempo, mi piacerebbe condividere un piccolo aggiornamento del mio tempo trascorso a Casalmaggiore, in Italia, quest’estate.
Il Casalmaggiore International Music Festival (CIF) è sempre una vivace fucina di attività, e quest’anno non ha fatto eccezione. È stato meraviglioso ricongiungersi con tanti cari amici e colleghi, e, naturalmente, incontrarne molti nuovi. C’erano almeno due concerti ogni giorno, che si tenevano a Casalmaggiore e nelle località circostanti.
Il CIF ha realizzato sempre più progetti di musica contemporanea negli ultimi anni.
Nel programma “CIME”( Contemporary International Musical Exchange) è stato realizzato un meraviglioso concerto. Infatti al Museo Diotti di Casalmaggiore era allestita una mostra dell’artista italiano Giuseppe Chiari appartenente al movimento“ Fluxus” proprio in concomitanza con l’edizione del Festival di quest’anno. “Giuseppe Chiari: Quit Classic Music”,questo il titolo della mostra curata da Anna Vergine e Gabriele Fallini in collaborazione con il musicologo di Casalmaggiore Vittorio Rizzi. Ho lavorato accuratamente con la Coordinatrice del CIME, Megumi Masaki, e Vittorio per sviluppare un programma di brani Fluxus ed “eventi” in concomitanza con la chiusura della mostra. Dopo molte ore di prove, il nostro concerto ha avuto luogo il 24 luglio, nel cortile del museo.
I curatori Vergine e Fallini sono stati ospiti speciali al nostro concerto. Mario Chiari, figlio del defunto Giuseppe Chiari, è venuto da Firenze per parteciparvi. È stata una bella ed emozionante serata, una vera e propria celebrazione del lavoro di Chiari. Il pubblico presente è stato anche sorpreso da molti degli eventi – per esempio, i programmi dei concerti sono stati gettati tra il pubblico come aeroplanini di carta e palle di carta stropicciata.
Nei miei sette anni di partecipazione a CIF, questo è il concerto di cui sono più orgoglioso!
Ringrazio il Direttore del festival Anne Shih per aver concesso quest’anno al CIME una grande rilevanza e Megumi, Vittorio, e i molti musicisti che hanno contribuito con il loro duro lavoro.
Il concerto completo, con numerosi interventi del pubblico e tre pezzi di Giuseppe Chiari, è stato registrato e caricato sul canale YouTube del Festival.
Casalmaggiore International Music Festival è diventato un posto molto speciale per me, in realtà mi riferisco ad esso affettuosamente come la mia “casa estiva”.
Grazie al team amministrativo formidabile e alle persone meravigliose di Casalmaggiore che ci hanno accolto con tanta cordialità nella loro bella comunità e permesso di condividere tanti ricordi speciali per un altro anno. Grazie anche al “Manitoba Arts Council” per il suo sostegno alla mia presenza di quest’anno.
A seguire: concerti a Brandon, Lethbridge e Neepawa. Rimanete sintonizzati!

William Wei 28.07.2015
”Sensibility&Distance /// Unnoticeable but memorable alley.”
Living in the Santa Chiara in Italy has a fabulous and easy life. The music around Casalmaggiore makes the whole town alive. Music is from our hearts, and also from our lives. Casalmaggiore, thank you.

Sein Lee, 28.07.2015
It has been amazing 10 days in Casalmaggiore! Thank you all who made my days .

Tilly Chester, 28.07.2015
I’ve had the most incredible time in Italy at the Casalmaggiore festival . Thank you to everyone there! I’m so sade have left! Arrivederci!

Claudio Sibra, 25.07.2015 ore 11:51
Non è possibile lasciar terminare questa XIX edizione senza una nota di commento alla strumentalità brillante, intelligente, sorvegliata e sempre narrativa di William Wei, tra le rivelazioni del Festival e, speriamo, presenza fissa delle prossime annate. La sua Fantasia sulla Carmen di ieri pomeriggio aveva vampate di pura seduzione. Magnifica!

Gabriele Paroni, 23.07.2015
Diciamo che e’ stata una lunga serata, ma gli sforzi sono stati ricompensati! Casalmaggiore Festival
22 July 2015 – 21.15 – F. Liszt: Mefisto Waltz; S. Rachmaninov: Sonata in si b. min. – K. Khachikyan

Claudio Sibra, 21.07.2015 ore 15.27
Poesia pura, distillata con un pudore e con una misura che solo la più grande scuola russa sa evocare. Andrey Pisarev, ieri sera, sotto il cielo di Casalmaggiore, ci ha magnetizzati fino all’ultima nota.

Thomas Bertolotti, 20.07.2015
https://youtu.be/GEkDAW2j2Bw I wanted to share this. This is the performance of Messaien’s Quartet for the end of time in theCasalmaggiore Festival It was very special for me to get the opportunity to perform this, and the rehearsals and working with Doreen Dasol Yun,Daniel Espie and Joseph Rosen were incredibly fun and productive. I am immensely proud of what we managed to put together in only four or five days and I believe it was truly a great performance. I hope you all enjoy this as much as I enjoyed putting this togher

Claudio Sibra ,18.07.2015
Andreas Mellinger. Un interprete di razza: raffinata musicalità, rifinita strumentalità, suono sempre scavato. Ieri pomeriggio, con l’esecuzione della Tzigane, ha ancora una volta confermato, nonostante i suoi sedici anni, una pregevole maturità musicale

Hugo Vera
Here are some pics from my final performance at the Casalmaggiore Festival. It was a pleasure creating this new work with Eleni Matos,Webster Young and Neal Goren. I hope I did it justice and good way to end my time in Italy. Now to move forward to get ready for Lawrence Opera Theatre season. I am jet-lagging at the moment, but I have a full heart. Moving forward

Claudio Sibra 14.07.2015
Ieri sera Samson Tsoy è riuscito nel miracolo di portare sul palco, dopo sole due settimane di studio, la monumentale architettura della Sonata op. 11 di Schumann, proibitiva nella strumentalità almeno quanto nella ragnatela di linee che si stratificano nel suo avvincente ordito. Chapeau Maestro! Come accaduto con i Quadri di un’esposizione, ascoltati ad inizio Festival, anche questa Sonata diventerà uno dei masterpieces del bravissimo Samson! Gli facciamo un grande in bocca al lupo in vista delle finali del Concorso Honens del prossimo autunno.

Claudio Sibra 14.07.2015
Siamo ancora profondamente colpiti dalla visionarietà, dalla lucidità e dal profondo realismo con cui Georgy Tchaidze, ieri sera, ha spalancato le porte su una Russia inedita, bella da commuovere e severa da intimorire. Nei suoi Quadri abbiamo ritrovato tutti i colori, i timbri e gli effetti dell’orchestra San Pietroburgo, con il suo sciamano Temirkanov e il granitico e lirico pianismo di Lilya Zilberstein. Grazie Georgy.

Hugo Vera 14.07.2015
Making my debut in Italy as a soloist singing a rarely performed and tricky work by Gustav Holst at the Casalmaggiore Festival. Despite physical conditions, one rehearsal and mosquito attacks in a 300 year old church. Not my best but always moving forward right? Tell me what you think and Enjoy!

Eleni Matos 8.07.2015
What beautiful music and talent!!!!!! Bravi tutti!

Elisa Zendroni 6.07.2015
Buon inizio alla grande famiglia del festival!!
Un abbraccio da Dublino

Claudio Sibra e Elide Bergamaschi 2.07.2015
Siamo fieri di far parte degli amici del Casalmaggiore Festival.
Claudio e Elide